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La crisi c’è…e si vede! Vivere e lavorare con un occhio al mercato e uno a se stessi

Era il 1988 quando vidi per la prima volta Enzo Spaltro. In quel periodo studiavo a Bologna e non avevo nessuna idea di occuparmi di risorse umane e di sviluppo personale, ma qualcuno mi aveva invitato ad un incontro durante il quale Walter Passerini intervistava Enzo Spaltro.

Il quell’occasione, Passerini fece a Spaltro una domanda sulla “crisi”. La risposta mi lasciò di stucco. Il tenore, più o meno, era questo : “sono dieci anni che tutti parlano di crisi ma io la crisi non l’ho vista”. Spaltro continuò poi a spiegare che, secondo lui, la percezione della crisi e la tendenza dell’italiano medio a lamentarsi per tutto davano molta forza ad un fenomeno sicuramente meno importante rispetto alla realtà oggettiva… l’italianità, ovvero la creatività, la capacità di tirare fuori le risorse migliori nei momenti di crisi, l’umanità, la capacità di godere della vita, la capacità di costruire relazioni basate sulla solidarietà, il gusto per la bellezza e lo stile erano la ricetta migliore per superare quella crisi… in quel periodo, Spaltro aveva ragione.

Oggi le cose sono – ma dovrei dire sembrano – cambiate: il made in Italy si confonde con il made in China, è aumentato notevolmente il costo della vita ma non gli stipendi, il carico fiscale è molto alto a fronte di una crescita economica quasi nulla e, ciò che sembra peggio, è che imprese e  istituzioni faticano a “tenere la rotta”  e non sanno decidere.

In alcuni momenti penso che dovrei preoccuparmi. E mi preoccupo. E faccio bene.

Oggi possiedo risorse che non possedevo ieri perché mi sono pre-occupato (cioè occupato prima, occupato subito) della mia formazione personale e professionale, della mia capacità di analizzare e risolvere problemi, di definire strategie di azione… e della mia capacità di realizzarle. Oggi possiedo consapevolezze che prima non avevo e che non avrei avuto, se non me ne fossi pre-occupato.

Una di queste consapevolezze è che ho imparato a riconoscere la potenza suggestiva delle parole. Il nostro modo di descrivere la realtà, il nome che diamo alle cose e alle situazioni ne danno il significato… e ne creano la storia.

Oggi sono profondamente consapevole che parlare di crisi o di recessione non mi aiuta a descrivere in modo motivante la realtà, parlare di sfida si. In questo momento so che come persona, come imprenditore e come formatore devo e voglio accettare delle sfide. E so che per vincerle devo mettermi in gioco e superare i miei limiti, come altre volte ho fatto e visto fare ai miei clienti.

Oggi siamo chiamati a sostenere diverse sfide: leggere il contesto per prevederne le possibili evoluzioni (e pre-occuparcene, appunto), avere fiducia, in sé stessi e negli altri, dare valore alle cose ed alle persone per vendere di più e per produrre meglio, semplificare i processi di lavoro, essere padroni del proprio tempo, essere creativi, avere il coraggio di fare delle scelte originali, diverse dal “così fan tutti”, assumersi la responsabilità delle scelte fatte e di quelle da fare, imparando dai risultati ottenuti.

Prevedere, decidere, imparare e valutare sono le sfide che ci preoccupiamo di vincere e far vincere ai nostri clienti.

 

1) Questo è quanto mi ricordo a distanza di anni. Mi scuso, perciò, con Enzo Spaltro e Walter Passerini per tutte le eventuali inesattezze e/o imprecisioni.